DISUGUAGLIANZE

Disuguaglianze: ferita per la comunità e ostacolo allo sviluppo
di Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo

Da anni assistiamo a un aumento della frammentazione sociale, dove persone che vivono a poca distanza le une dalle altre spesso sperimentano condizioni di vita e hanno accesso a un ventaglio di opportunità molto differenti.
Questi solchi, che lacerano le nostre comunità, sono diventati ancora più profondi durante la pandemia, quando le distanze sono emerse con maggiore evidenza lasciando intravedere un divario di futuro e di prospettiva di vita.
È in questo spazio che perdiamo il potenziale umano di tanti ragazzi, di tanti lavoratori, di tanti cittadini del domani. E questo avviene in un momento storico che ci vede immersi in una trasformazione demografica, dove i giovani saranno sempre meno e dove il talento di ciascuno è e sarà sempre più indispensabile.
La Fondazione Cariplo è un soggetto che viene costantemente interrogato da queste dinamiche, perché opera in stretta relazione con i territori e soprattutto con le istituzioni e i soggetti del terzo settore che vivono da vicino i bisogni delle persone.
Dal nostro osservatorio emerge un quadro dove la disuguaglianza è una ferita per la singola persona, ma anche per la comunità, in termini di sviluppo e in termini di prospettiva per il futuro: una considerazione che spinge la società – politica, istituzioni, mondo delle imprese e del terzo settore – ad affrontare la disuguaglianza come tema chiave e indagare il fenomeno nella sua complessità, comprendendolo in modo trasversale e condiviso. Il primo Rapporto Disuguaglianze – presentato pubblicamente ieri – prende in considerazione la disuguaglianza nelle sue diverse dimensioni, focalizzandosi in questa prima edizione sulle disuguaglianze di apprendimento.
L'analisi sulla disuguaglianza dei redditi e dei patrimoni, da cui parte il lavoro, evidenzia che negli ultimi 30 anni c'è stato un aumento del divario nelle condizioni di partenza: una situazione che si rispecchia nei percorsi di apprendimento, considerato che emerge con chiarezza come diversi fattori legati alle condizioni socioeconomiche e culturali degli studenti abbiano una relazione con vari aspetti della loro esperienza educativa. Queste differenze tendono a persistere e, attraverso l'analisi dei dati INVALSI, emerge che all'interno del sistema scolastico le disuguaglianze di apprendimento rimangono stabili dalle scuole elementari alle medie.
All'interno di questa cornice si collocano indagini quali-quantitative condotte in ambiente scolastico su due fasce di età particolarmente significative – pre-scolare e adolescenziale – da cui emerge una divaricazione di sguardo e di prospettiva sulla propria vita. Non si tratta solo di diversità nelle condizioni di partenza, che possono rendere più o meno faticosi i percorsi di ciascuno, ma di condizioni talmente disuguali da rimuovere l'accesso ad alcune opportunità di crescita nei primi anni di vita: l'aspirazione personale, il desiderio di futuro e lo sguardo sul mondo di bambini e ragazzi che vivono nella stessa città diventano frammentati e distanti.
Se vogliamo scardinare la dinamica dove chi ha poche opportunità è destinato ad averne sempre meno, non possiamo attendere che siano proprio queste persone a prendere l'iniziativa, ma dobbiamo deliberatamente e tenacemente "andare a cercarle".
In altre parole, davanti a questa disuguaglianza delle possibilità è urgente passare da un atteggiamento "di attesa" a uno "di iniziativa", una attitudine necessaria di fronte a una disuguaglianza di futuro sempre più pericolosa e dannosa per le nostre persone, per il nostro Paese e per la nostra democrazia.
Non è sufficiente creare opportunità, è necessario invece portare queste opportunità allo scoperto proprio dove ce ne sono di meno, andare a cercare chi ha una condizione più fragile e sostenerlo nel proprio percorso.
L'individuazione dei beneficiari degli interventi, che richiede uno sforzo intenzionale e mirato, emerge quindi come una necessità. Non tanto una opzione di metodo, quanto una strategia per le persone e per lo sviluppo del Paese. La semplice offerta di opportunità, al contrario, rischia di risultare un alibi, una dichiarazione di intenti, che non intercetta il potenziale o il talento di chi è in condizioni più fragili, e riduce il proprio valore a una componente minoritaria e più "facilitata" di beneficiari.
La convinzione, che da sempre anima la Fondazione Cariplo, di voler investire sulle potenzialità delle persone e sui legami di comunità, emerge corroborata da questo Rapporto. Si tratta di una sfida che impegna il Paese e i territori, i soggetti dell'economia, gli attori istituzionali e le organizzazioni non profit al fine di individuare nuove modalità di intervento, che aiutino in modo consapevole ed efficace a ricucire i legami delle nostre comunità, da cui dipende il futuro delle nostre persone e delle nostre istituzioni.

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